giovedì 31 luglio 2014

Una valigia un cappello e il figlio, un figlio, in spalla. Un breve saluto volgendo lo sguardo dietro di sé, un sorriso abbozzato a colui che l'ha accompagnata, pronta per il suo viaggio. Non è abituata a viaggiare da sola, non è abituata a viaggiare affatto. Eppure è partita per lei, per quella amicizia che dura da anni, che è sopravvissuta alle insidie del tempo. Che strano viaggiare con lui, da sola con lui, essere insieme lontano dagli altri. Poi il decollo, il volo, il mare sotto di loro ed infine di nuovo la terra . All'arrivo l'ha accolta un cielo grigio che nascondeva i colori di quell'arida terra. Così sono iniziati i suoi giorni in Sardegna; mai avrebbe immaginato che quei giorni risvegliassero profondi ricordi, mai pensava di togliere i vestiti abituali per indossare quelli lasciati nel cassetto anni e anni prima. Ma l'ha fatto, senza pensarci, anzi senza neppure accorgersene. Quel volo durato un battito d'ali l'ha spogliata, denudata, per rivestirla di abiti vecchi nascosti in un baule in soffitta. Non se n'è accorta lei quando è sbarcata sull'isola, non se n'è accorta nemmeno quando si è guardata allo specchio mentre lavava le mani prima del pranzo. Se n'è resa conto piano piano, scoprendosi, guardandosi come se fosse la prima volta. Era libera. Libera dagli impegni, libera dai pensieri, non era la mamma, nemmeno la moglie, neppure il medico. Era lei, in una veste che pensava di avere sotterrato profondamente nella terra più dura.Il vento, il sole, il mare, gli sposi, gli addobbi, la festa. Quel figlio sempre con lei, la sua appendice, la sua ancora con il mondo reale. Perché basta chiudere gli occhi per ritrovarsi a ballare nei boschi, intorno ad un falò insieme a fate e gnomi. Tutto è stato casuale, nessuna conoscenza, nessuna aspettativa, e forse proprio per questo tutto è stato una piacevole sorpresa. Il tramonto, l'alba e le stelle, la luna che si fa piena. Ed ecco il tempo di tornare. Di nuovo il decollo, il volo, il mare e la terra. Un battito di mani e gli occhi si riaprono mostrando la sua amata realtà. Tutto diventa un lontano ricordo affidato alla memoria, emozioni che già sembrano lontane anni, appartenere alla vita di altri. Pensa a lui, al suo lui,e capisce perché nella sua vita c'è lui, capisce che senza di lui non sarebbe quello che è, non avrebbe fatto quello che ha fatto. Lui sono i suoi piedi per terra, la bussola nel deserto, l'ombrello sotto la pioggia.

lunedì 7 luglio 2014

Aperitivi milanesi

Questa è la stagione degli aperitivi ed io, che li adoro follemente, ho una doppia fortuna: vivere nella patria dell'aperitivo ed essere nata in questa stagione!
Così, come tutti gli anni, è arrivato il mio compleanno e, seppure io mi senta oramai invecchiata, non riesco a rinunciare all'uscita con le amiche per festeggiare. Quest'anno, però, l'uscita serale è "stata modificata" all'ultimo minuto.
Ma io, che ho delle amiche fantastiche (grazie S., è tutto merito tuo!) non ho dovuto rinunciato al consueto aperitivo. In tre ci siamo dedicate al più classico degli intrattenimenti milanesi. Chi non ha mai vissuto quest'esperienza non può capire. L'"apecena", come lo chiamano ultimamente, è per me il simbolo dell'estate. Ora, non che ne faccia chissà quanti,


"Tesoro, un aperitivo veloce, poi torno subito a casa". così recitavo al telefono al povero papà kunta (come se poi non sapesse che io adoro gli aperitivi estivi!).
Cara S., amica mia, come puoi pensare di invitarmi ad un aperitivo e cavartela con "una cosa rapida pre-cena"?
Ora, non immaginatevi che io passi la mia vita a fare aperitivi nei locali più cool di Milano... ho pur sempre una famiglia di cui occuparmi... e per fortuna! altrimenti mi vedrei già vestita alla Sex and the city, aggirarmi per locali, ogni sera in uno diverso.
Comunque, cara S., tu pensavi che la tua idea fosse vincente quando ci hai salutate e sei andata a fare le tue valigie... In fin dei conti M. ed io stavamo solo finendo un discorso, praticamente eravamo già pronte ad alzarci e tornare dalla figliolanza (11 figli in tre).
Ma alla prima birra ne è seguita una seconda, e le chiacchiere sono continuate.


Il sole è tramontato tra un morso di focaccia ed una risata, un brindisi ed una confidenza. E siamo andate avanti così, sedute sempre allo stesso tavolino, guardando la gente che prima andava e poi tornava, senza accorgerci che il tempo scorreva, fino a quando ci hanno invitate ad alzarci perché... dovevano chiudere! E così, quasi a fatica, ci siamo alzate, abbiamo inforcato le nostre biciclette, ci siamo salutate, felici per quell' "aperitivo pre-cena" inaspettato, e siamo tornate a casa.
E a casa c'era il povero papà kunta che mi aspettava, ormai consapevole che l'aperitivo si era allungato!

d'altronde Milano è anche questo!